FICHTE, SCHELLING E HEGEL

 


ROMANTICISMO

Agli inizi dell’800, la rivoluzione francese segnò la fine dell'Ancien Régime e la nascita di un regime fondato sui diritti inalienabili dell’uomo e del cittadino, mentre il Congresso di Vienna tentava di ristabilire l’ordine in Europa.

Il contesto culturale era quello del Romanticismo, post rivoluzione, che da una parte esaltò i principi del liberalismo, ma dall’altra passò in un momento di terrore.

Il Romanticismo si affermò come nuovo movimento culturale a cavallo tra fine Settecento e prima metà dell'Ottocento. L’epicentro di questo movimento fu soprattutto la Germania, dove si affermò anche un nuovo movimento filosofico, l'Idealismo, che abbracciava molti ambiti del sapere. Questo nuovo movimento si caratterizzava per un ritorno alla Natura, con tutto ciò che essa è in grado di suggerire, e per l’esaltazione delle emozioni, dei sentimenti attraverso la descrizione delle suggestioni, delle sensazioni e della nostalgia che i paesaggi naturali provocano.

CONFRONTO CON L’ILLUMINISMO

Il Romanticismo non è più una ricerca che si fonda sulla scienza, come nell'Illuminismo, in cui si esaltava una fredda razionalità che poggiava sul rigore scientifico: la ragione nel Romanticismo viene considerata una forza che permette all’uomo di dominare il mondo, è la totalità infinita, la sostanza del mondo, l’unica facoltà di conoscenza che comprende ogni cosa.

I romantici criticano il matematismo della scienza illuminista, risaltando invece l’attività creatrice della ragione. La ragione può portare l’uomo all’Infinito e allo Spirito, i due fondamenti del movimento romantico. L’uomo, non è più res cogitans, viene visto come spirito, esaltato dalla ragione.

IL SENTIMENTO

Vi è un ritorno alla religione in quanto viene riconosciuta la volontà dell’uomo di attingere all’infinito, pur essendo e riconoscendosi essere finito. Questa problematica polarità, tra finito-infinito, venne risolta dai romantici idealisti attraverso l’identificazione nella natura, parte di un tutto.

La religione è spiritualità, sentimento, che con la ragione permette di raggiungere una conoscenza maggiore e di comprendere il tutto. Viene abbandonata la filosofia del limite di Kant, che cercava proprio i limiti della ragione: si va oltre la concezione fenomenica, ricercando l’infinito, riconoscendo altre facoltà conoscitive oltre alla ragione come il sentimento (Pascal → il cuore ha le sue ragioni).

I romantici non si accontentano del fenomeno, ma vogliono arrivare alla conoscenza, considerando sentimenti, emozioni, pensieri, suggestioni frutto della mente umana, insieme alla ragione, che ha perso il suo significato kantiano. Infatti l’Illuminismo descriveva la natura in termini meccanicistici e matematici, mentre il Romanticismo come un organismo vivente, che è vita, anima e l’uomo ne fa parte (Natura matrigna).

Inoltre, esaltando i sentimenti, si esalta anche l’amore, non solo spirituale, ma anche fisico, esaltando anche la donna.


Il Romanticismo considera la storia necessaria per il divenire, giustificando tutto ciò che avviene in quanto ha una sua ragione d’essere ed è fondamentale per la formazione del Divenire. Vi è infatti un recupero del medioevo.

Il Romanticismo ha un carattere bipolare: affronta diverse antitesi e concilia sentimenti opposti (natura-anima, pensiero-ragione, individualità-collettività, natura benigna-natura matrigna, ragione-sogno).

FICHTE

L’Io kantiano dà senso al reale, per Fichte esiste un Io Assoluto che si scontra con il Non Io, ovvero con gli altri e il mondo, che rappresentano la realtà molteplice, altra al soggetto.

- L’Io Assoluto ha percezione di sé come identità infinita, unità. Con il suo agire è attività e con il suo sentire è spiritualità, libertà e autocoscienza.

- Il Non Io è molteplice e si esprime in forme diverse, è finito, materiale, natura, passività.

In questo incontro si fa sintesi e l’Io si pone dei limiti, riconoscendo quelli del Non Io, diventando egli stesso molteplice, finito. Riconoscendosi realtà finita, l’Io perde universalità, rendendo l’infinito irraggiungibile.

Essi non sono momenti distinti, ma un continuo intrecciarsi l’uno con l’altro. L’Io = dio, dunque la realtà non è solo Io, ma ha bisogno del Non Io che gli dia delle regole e gli permetta di riconoscere sé stesso.



SCHELLING

Schelling si contrappone a Fichte, dicendo che il suo Io si contrappone alla natura, è limitato, non giunge mai all’infinito e alla conoscenza completa della realtà, del tutto.

Sostiene che, se tutta la realtà deve essere dettata da un principio assoluto, esso deve comprendere sia l’Io che la natura: l’Assoluto è totalità distinta, riflessività, pensiero, creatività e mondo naturale.

Natura e Spirito quindi devono essere considerati come momenti dello sviluppo, un tutt’uno, un'unione indifferenziata: lo Spirito si avvicina all’Assoluto quando contempla la natura.

Il prodotto della contemplazione della Natura è l’arte, la quale spiega chi è l’uomo: il vero filosofo è l’artista che nell’opera si avvicina all’Assoluto.

L’Io Assoluto coincide con la Natura, l’Io è oggettività e soggettività, i quali si perdono per far unire finito e infinito.



HEGEL

Confronto con Fichte e Schelling:

Riprendendo la teoria di Fichte, Hegel ritiene che tutta la realtà sia un processo, un continuo divenire, sviluppato in 3 momenti: tesi, antitesi e sintesi.

Concorda con Schelling sul concetto di Assoluto, ma non condivide il modo con cui lo concepisce: critica Schelling poiché nel definire l’Assoluto non coglie le differenze e non esalta le specificità; è come se la realtà fosse qualcosa di guardato al buio, come se perdesse la vivacità dei colori e la singolarità di ogni elemento.

Per Hegel l’Assoluto è un insieme ordinato di tutte le specificazioni e le determinazioni; ha già in sé tutti i modi con cui a poco a poco si manifesterà.

Hegel riconosce che spirito umano e realtà siano unite, ma non identiche. Rimprovera inoltre Schelling di non aver riconosciuto l’identità di ogni singola parte.

La realtà si esprime poco alla volta in un processo dinamico e ordinato, che segue i 3 momenti. La legge che governa il mondo è la Dialettica, sulla quale si fonda la filosofia di Hegel.

VITA

Hegel nacque a Stoccarda nel 1770. Ebbe una vita piena di stravolgimenti, in un contesto rivoluzionario con la Rivoluzione Francese e l’ascesa di Napoleone. Nella sua età giovanile, respirò il movimento culturale del Romanticismo. Attraverso gli studi filosofici, si avvicinò a Kant, cercando di risolvere le tre questioni da lui portate e trattarne i temi, come il discorso di necessità-libertà della seconda critica, la relazione oggetto-soggetto, la questione fenomeno-noumeno.

LA RAZIONALITÀ DEL REALE

Arrivò alla conclusione che la filosofia di Kant non ha fatto altro che creare sfiducia nei confronti della ragione. Hegel invece, volendo esaltare il pensiero e la ragione umana, ritiene che la realtà non è altro che lo sviluppo dell’Idea.

Quindi la realtà è ciò che è pensato dall’uomo, la realtà è frutto del pensiero → Tutto il reale è razionale - Ciò che è reale è razionale, ciò che è razionale è reale.

Ciò che avviene ha sempre una ragione, un senso: il senso stesso del mondo è la ragione perché deriva da un Assoluto, da un mondo a priori.

L’Assoluto è realtà ordinata, che segue una legge ordinatrice ben precisa, che dà un senso, la Dialettica, la legge del reale, del mondo, del pensiero.

Questa legge è struttura della società, intesa come processo composto da: tesi, antitesi, sintesi

Si parla dunque di panlogismo, dichiarando l’identità tra realtà e pensiero, delineando il compito del pensiero, che è quello di ricercare pazientemente le relazioni razionali che uniscono aspetti apparentemente lontani.

LA STORICITÀ DEL REALE


 Nessuno prima di Hegel aveva teorizzato il legame tra realtà e storia. Per Hegel la storia si fa, è il risultato di un processo continuo e ciclico tra tesi, antitesi, sintesi.

La Dialettica è la struttura della realtà e quindi genera e realizza la storia.

In questo processo ciclico e dialettico, inteso come rinnovamento continuo, si dispiegano tutte le categorie del pensiero, che i filosofi precedenti avevano ricercato, ossia la verità, che è frutto di un processo storico (storicismo assoluto).

Ogni parte di questo processo è necessaria e giustifica ogni momento, anche quelle più brutte: tutto quello che fa parte del reale ha una sua ragione di essere.

Ogni realtà non è altro che una manifestazione necessaria dell’Assoluto, lo spirito che governa la realtà.

A questo proposito Hegel supera Kant e la sua filosofia del limite, conciliando il finito e l’infinito: il finito esiste idealmente, non è altro che un solo momento; bisogna quindi andare avanti, senza limitarsi al finito, ma aspirando all’infinito.

A DIALETTICA COME METODO FILOSOFICO

In Hegel è evidente il carattere metodico della Dialettica, ovvero la sua caratteristica come unico metodo efficace del pensiero e della ragione.

Difatti essa è il metodo filosofico di Hegel, che vuole sottolineare la realtà del pensiero, il quale non è solo astrazione, ma è anche realtà.

Una realtà che è finita, divisa, imperfetta, ma che grazie alla Dialettica punta verso la totalità. La Dialettica si svolge secondo tre momenti:

● La tesi, un momento positivo, astratto e intellettuale, in cui la ragione si pone come oggetto;

● L’antitesi, il momento negativo e dialettico, in cui avviene l'alienazione: di fronte a ogni

cosa vi è il suo opposto, che la mette di fronte al proprio limite.

● La sintesi è il momento in cui si sintetizza tesi e antitesi, si relaziona il concetto e il suo

opposto.

È quindi lo scontro tra tesi e antitesi e viceversa a generare la realtà. La ragione hegeliana si basa sul principio di contraddizione, opera attraverso contraddizioni.

La Logica costituisce il fondamento della trama attraverso cui l’Assoluto pensa e realizza se stesso, è puro pensiero che si svolge sui tre livelli di complessità logica in forma dialettica dell’essere, dell’essenza e del concetto.

Quindi la Logica è la scienza che studia il pensiero e coincide quindi con la metafisica, che studia il pensiero, inteso come Assoluto.

L’Idea è principio razionale, processo di una realtà in divenire, che si esprime in sé (tesi), per sé (antitesi), e in sé per sé (sintesi).


 La realtà in sé si manifesta attraverso le logiche: ● dell’essere

● dell’essenza

● del concetto

L’Idea in sé dopo essersi spiegata come essere (pura indeterminazione), genera essenza, la cosa con le sue determinazioni, e infine raggiunge il culmine del suo sviluppo nel concetto, come totalità logica.

L’antitesi dell’Idea in sé è l’Idea per sé: l’Idea si estranea a sé stessa, si traduce in altro, esprimendosi nello spazio e nel tempo come Natura, corrispondendo quindi al mondo naturale, contrario alla Logica del pensiero umano.

Esprimendosi nella Natura, in una realtà diversa dal pensiero umano, l’Idea subisce un’alienazione, esprimendo una realtà altra e attuando la possibilità di un mondo concreto altro.

La Natura di sviluppa in 3 modalità:

● meccanica → natura che ha a che fare con spazio e tempo ● fisica → natura che a che fare con le reazioni chimiche

● organica → natura che a che fare con le reazioni fisiche

La morte della Natura, per Hegel, è un sacrificio che serve per perpetuare la vita, come la morte degli uomini è un momento essenziale per innalzare lo spirito dell’umanità. Hegel vede la natura come un fine utilitaristico per realizzare l’umanità.

Quando l’Idea torna in sé - per sé, fa sintesi, diventando cosciente di sé, e lo Spirito dell’uomo, diventato coscienza e volontà libera, diventa autocosciente e si esprime nella storia dell’uomo, nel sapere e nelle istituzioni.

La storia e l’umanità sono quindi il risultato del processo che è colto dalla coscienza, passando dal pensiero comune del singolo al pensiero filosofico che accomuna tutta l’umanità.

FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO

La Fenomenologia dello spirito, “discorso logico dello spirito che diviene”, è un romanzo filosofico di formazione, pubblicato nel 1807.

Si tratta di una storia romanzata in cui Hegel narra il percorso fatto dallo Spirito, inteso sia come umanità e come Assoluto, nella storia per comprendere la verità e giungere ad una compiuta conoscenza di sé.

Questa storia può essere anche considerata la scala di accesso al pensiero filosofico, i gradini che la coscienza comune deve percorrere per formarsi filosoficamente per avvicinarsi verso il sapere Assoluto.

Si tratta di esperienze, pratiche o pensieri, attraverso le quali lo Spirito deve passare per fare un percorso di autoconsapevolezza, che segue tre momenti:

- coscienza (ragione in se, io puro)


 - autocoscienza (uscita da sé, possibilità della ragione di arricchirsi scontrandosi con altre coscienze)

- ragione (la coscienza diviene ragione attiva attraverso l’autocoscienza e ritorna a se).

La coscienza quindi supera le opposizioni io - non io per riconciliare pensiero e realtà, finito e infinito, arrivando ad autocomprendersi e ad avere la certezza di essere la realtà (= ragione).

Le diverse tappe che lo Spirito deve passare sono le manifestazioni e le figure, momenti, scene che in forma narrata la coscienza deve attraversare per la sua formazione progressiva.

Lo spirito prende coscienza in tre momenti diversi:

- spirito soggettivo - spirito oggettivo - spirito Assoluto

Lo Spirito soggettivo indaga sé stesso, incontra il sé, ponendosi domande sulla propria anima e interiorità.

Cerca di capire sé stesso attraverso un processo che passa per tre dimensioni:

- anima, principio vitale che si manifesta ancora strettamente connessa alla natura

- coscienza, oggetto della fenomenologia dello spirito, limitata ai momenti coscienza,

autocoscienza e ragione

- spirito, come culmine della presa di coscienza

La coscienza si sviluppa in altri tre momenti:

➔ La coscienza, in cui il primo momento è quello della certezza sensibile, in cui si ha la certezza che la verità sia tutta fuori, percepita dai 5 sensi, mai stabile, ma varia. Questo momento è messo in discussione da un’antitesi: dalla percezione. La certezza sensibile si scontra con le percezioni, e successivamente l'intelletto, unendo i due concetti, si fa sintesi dei due momenti. La coscienza si pone, affermando che esiste un soggetto che dà senso alla realtà tramite le categorie a priori: non esiste solo la realtà, ma una mente che la ordina. Lo spirito, uomo, ha quindi preso coscienza di possedere un pensiero, andando a rappresentare il percorso dell'uomo.

➔ L’autocoscienza, l'antitesi, che coglie le contraddizioni tra chi perde e chi vince, le quali servono all'uomo per prendere consapevolezza di sé. Questa antitesi ha anche un carattere pratico, perché porta a entrare in relazione con gli altri, sia in modo simmetrico che asimmetrico, chiedendo di cambiare e di adattarsi. Ciò è esemplificato da tre figure: 


◆ Rapporto servo/padrone, relazione fondata sulla disuguaglianza che rappresenta simbolicamente il momento di scontro dell’autocoscienza: il padrone subordina il servo, ma è dipendente da lui, diventando il servo del servo. Si tratta di un rovesciamento coscienziale.

◆ Stoicismo/scetticismo: sono correnti filosofiche che rappresentano l’antitesi in quanto sono indifferenti alle cose materiali e, negando l’esistenza di ogni realtà e la funzione conoscitiva dei sensi, rendono il soggetto padrone di sé stesso e autosufficiente (secondo la loro prospettiva servo e padrone si equivalgono)

◆ Coscienza infelice, momento di sintesi, il cui aspetto positivo è che l’uomo proietta su un essere irraggiungibile tutte le caratteristiche positive, mentre quello negativo è il sentirsi alienato.

➔ La ragione, momento di sintesi, in cui si raggiunge la certezza che la ragione corrisponde a ogni realtà, non vi è nessuna distinzione tra sé e mondo. L'autocoscienza è diventata soggetto Assoluto. Questa però deve giustificarsi, ed è un quieto cercare verso il mondo della natura, facendosi ragione osservatrice: l'uomo però perde il senso di sé in quanto la ragione viene delusa dalla scienza. La ragione si riscatta, diventando attiva, un momento in cui l'uomo pensa di cambiare il mondo, razionalizzandolo, ma fallisce poiché l'attività della ragione è uno sforzo individuale: l'io si convince di essere il mondo e l'uomo si lascia andare al piacere. Questo nuovo tipo di ragione si dispiega in altre tre figure e momenti esemplari:

◆ Tesi → la ragione si configura come faustismo (Faust, opera tedesca), come piena affermazione di sé, che cerca freneticamente il piacere, arrivando poi a riconoscere la finitezza dell'uomo;

◆ Antitesi → la ragione si manifesta come legge del cuore, attraverso cui l'uomo cerca di opporsi alla sua condizione tragica, appellandosi ai sentimenti.

◆ Sintesi → il soggetto, si scontra con il mondo che non si cura dei sentimenti, passando alla fase chiamata virtù: la ragione si impone attraverso la legge del dovere, figura kantiana. Tuttavia fallisce in quanto le leggi astratte e individuali non possono guidare il mondo.

Nell’ultimo momento la ragione si fa collettiva e legislatrice: l'umanità cerca di darsi delle norme e forme di governo.

La ragione infatti capisce che non può riconoscersi come singola, ma deve unificarsi, riunendo i valori del popolo di cui fa parte.

La ragione reale è quella dell'umanità, non esiste quella del singolo, è coscienza dell'umanità intera.

Quando si raggiunge questa coscienza, che riconosce l’esistenza dell’altro, entriamo nell’antitesi dello Spirito soggettivo che si scopre non solo, liberandosi della sua individualità. In questo passaggio riconosce la sua libertà, ma anche la libertà dell’altro, manifestandosi attraverso tre momenti:

➔ il diritto, la tesi di questo processo, che consiste nell'insieme di leggi universali (poste dall’esterno) che garantiscono la libertà ad ogni persona. Queste norme non sono naturali, ma sono leggi che riconoscono il diritto individuale (soggetti uguali di fronte alla legge) e quindi viene riconosciuta la persona giuridica. Dalla giurisprudenza vengono riconosciuti tre elementi:

◆ proprietà (tesi), diritto a possedere dei beni materiali per sé, che deve evitare la condizione di povertà e/o di schiavitù (libertà personale e libertà materiale);

◆ contratto (antitesi), il riconoscimento che porta ad un accordo tra volontà differenti;


 ◆illecito e pena (sintesi), attuata quando viene meno il riconoscimento del diritto dell’altro (illecito). La pena non deve essere vendicativa, ma punitiva e riabilitativa. Hegel accetta la pena di morte solo per i reati più gravi.

➔ la moralità, ovvero il momento in cui le leggi etero-imposte vengono interiorizzate, creando così una coscienza morale individuale.

➔ l’eticità, ovvero quando moralmente l’uomo si pone una legge, accettabile universalmente. Fra i diversi momenti, hanno un ruolo fondamentale:

◆la famiglia (tesi), un gruppo che nasce in virtù dei sentimenti e di un impulso sessuale. Tale unione ha un carattere etico e spirituale che favorisce relazioni stabili attraverso:

● il matrimonio, atto di volontà (tesi)

● il patrimonio (antitesi)

● l’educazione e la crescita dei figli (sintesi)

Hegel critica l’amore romantico in quanto la famiglia ha una sostanza etica, è espressione della volontà, elemento fondante di una comunità, in cui essa trova riconoscimento.

◆ la società civile (antitesi), originata dallo scontro tra le famiglie, che fondano agglomerati sempre più grandi fino allo stato. È una forma di convivenza esterna e regolata dalle norme, dagli usi e dalle tradizioni. Prevede i momenti:

● bisogni (tesi), realizzabili insieme

● giustizia (antitesi), che rafforza i legami sociali

● stato (sintesi), quell’entità che regola i rapporti tra gli individui

◆ lo Stato (sintesi), in cui la ragione umana esprime il massimo della sua libertà, in cui vi è il reciproco riconoscimento delle autocoscienze, che si manifestano nella forma più alta,

sentendosi pare di una cittadinanza. Lo stato è collettività rispetto ai suoi cittadini, ma al contempo è un’individualità rispetto agli altri stati, con i quali deve mediare. Lo stato si esprime in tre forme:

● diritto statale interno, costituzione e leggi (tesi);

● diritto statale esterno, rapporti con altri stati (antitesi);

● storia universale (sintesi) che considera ogni individuo parte storica dello stato in quanto

partecipa alla sua realizzazione inconsapevolmente alla vita dello Stato.

Per Hegel, tutte le forme di stato hanno conquistato le forme della razionalità con il loro operato. La storia universale permette di valutare il passato e di guardare ad esso come espressione della razionalità.

La filosofia della storia - storicismo assoluto

Nel libro Lezioni della filosofia storica, Hegel dice che la ragione domina e governa la storia, realizzandosi negli eventi che la compongono.

Per Hegel quindi qualsiasi evento accaduto nella storia è un bene, perché è razionale ed è necessario per lo sviluppo dello spirito.

Nel suo storicismo assoluto, Hegel considera la realtà divenire, storia. Per questo il metodo più efficace per studiare la realtà storica è quello filosofico.


La filosofia è la scienza che studia la “realtà”, ha il compito di comprendere il tutto, e può farlo razionalmente, perché realtà e ragione coincidono.

Per conoscere a fondo una parte della realtà essa va compresa nel suo insieme, non parcellizzandola senza procedere analiticamente,in quanto è processo, non particolarità.

La filosofia osserva il passato, mettendolo in ordine per comprenderlo.

Lo Spirito diviene Assoluto, ovvero cosciente di sé, quando fa sintesi dei due momenti precedenti. Ciò avviene solo nelle forme supreme della cultura, le più alte e mature rappresentazioni dello spirito, che non si differenziano nei contenuti, ma nella forma dell'espressione, nei linguaggi diversi.

➔ Arte (tesi), forma che contempla l'Assoluto, cogliendo la realtà dal di fuori e la riproduce in forme superiori. Scopre la prospettiva che è l'infinito. Ogni forma d'arte è buona in quanto espressione dello spirito Assoluto, prodotta dal pensiero, che quindi compie momenti di sviluppo:

◆ arte simbolica (tesi), arte dell'antico Egitto e orientale, in cui prevale la forma sensibile e i materiali sono usati in forma simbolica.

◆ arte classica (antitesi), arte dell'antica Grecia, in cui lo spirito ricerca la perfezione e l’equilibrio tra concetto e forma, tra individuo e stato.

◆arte romantica (sintesi), dell’inizio ‘800, che ricerca forme più alte di manifestazione dello spirito, facendo sintesi tra le prime due. Nella sua opera, Estetica, Hegel parla di “morte dell'arte” nell’età romantica, intesa come inadeguatezza nel stare al passo con l'evoluzione della razionalità dell'uomo.

Per questo in questa età sono state privilegiate la poesia e la musica, che portano nuove forme d'arte, come il romanzo.

➔ Religione (antitesi), forma che rappresenta l'Assoluto, affermatasi come il futuro dell'arte. È considerata realtà, unione tra finito e infinito in quanto lo spirito umano raggiunge l'infinito Dio. L'unione avviene tramite la narrazione e la rappresentazione di Dio. Lo spirito si inventa un dio, cogliendo un bisogno interiore, in quanto è finito, andando alla ricerca di un'entità infinita.

L'evoluzione della religione riguarda:

◆ Religioni orientali → dio come natura

◆ Religioni delle individualità spirituale → dio come una forma spirituale

● Religione giudaica ● Greca

● Romana

◆ Religione assoluta → religione cristiana, perfetta, dio come Assoluto spirituale, in cui si realizza un nuovo rapporto tra fedeli e Dio

Secondo Hegel la riforma protestante ha permesso di avvicinarsi a Cristo senza altri mezzi


 ➔ Filosofia (sintesi) forma che comprende concettualmente l’Assoluto. Ha un ruolo primario in quanto riafferma il primato della razionalità.

Essa è come la nottola di Minerva, una sorta di gufo che si fa sentire di notte, sorge quando una civiltà ha compiuto il suo processo di formazione, per ricostruire la razionalità del reale.

Non usa rappresentazioni, ma la forma più alta, ossia il concetto, la parola, la logica, e così l'Assoluto appare trasparente a sé stesso. L'Idea giunge così alla piena consapevolezza. La filosofia è l'Idea che pensa se stessa e permette all'uomo di accogliere in sé il finito e l'infinito.

L'unica che può fare sintesi nello spirito umano. Si identifica con la storia, svolgendosi in gradi diversi:

◆ Filosofia classica (tesi), dell'essere, che si interroga sul mondo sensibile;

◆ Filosofia moderna (antitesi), del pensiero, che ricerca la struttura di ogni cosa; ◆ Filosofia idealista (sintesi), che concilia l'essere e il pensiero.





Commenti

Post più popolari