DOMANDE PAG 14 E 18

 Domande pg.14


  1. In che modo Schopenhauer supera la concezione kantiana, che riteneva inconoscibile il noumeno?
  2. Come si manifesta la volontà nell’essere umano e nella natura?
  3. Perché la “volontà” è inconsapevole?
  4. Qual è l’unico “fine” che essa persegue?


Risposte pg.14


  1. Per Schopenhauer, se l’uomo fosse soltanto il soggetto della conoscenza scientifica dei fenomeni, del sapere raggiunto mediante la rappresentazione, allora non potrebbe andare oltre, tutto sarebbe contenuto nell’ambito di tale orizzonte, limitato dai principi di individuazione e di ragion sufficiente. Egli è, pero, anche un soggetto corporeo, ed è proprio nel corpo che risiede la chiave per attingere l’essenza delle cose.
  2. Il corpo ha una duplice valenza, una delle quali è essere la sede in cui si manifesta una forza assolutamente irriducibile all rappresentazione, una forza primigenia che sfugge a ogni determinazione causale: la volontà. Attraverso il corpo, le sue gioie e le se sofferenze, ognuno di noi sente che l’intimo essenza del proprio io è costituita dalla volontà d vivere, un impulso forte e irresistibile che ci spinge a esistere e ad agire.
  3. Essa è inconsapevole perché è un impulso naturale antecedente la coscienza.
  4. La volontà è inconsapevole, un impulso naturale antecedente la coscienza; è eterna, al di la del tempo, indistruttibile e unica, sempre la medesima sottesa a tutti i fenomeni; inoltre, è cieca, non ha nessuno scopo e fine, non segue altri fini che la pura e semplice affermazione di sé.




Domande pg.18


  1. Qual è l’origine del dolore dell’esistenza per Schopenhauer?
  2. In che cosa consiste l’effetto “liberatorio” dell’arte?
  3. Perché la morale consente di cogliere gli altri in una prospettiva diversa rispetto a quella che deriva dal principio d individuazione?
  4. In che senso il nulla a cui conduce l’ascesi non è una realtà sostanziale?


Risposte pg.18


  1. Secondo Schopenhauer, se la vita è cieco impulso a potenziare se stessa, essa è anche dolore. Conclusione a cui Schopenhauer arriva dopo aver studiato e approfondito la “fenomenologia” del volere, il quale rinvia necessariamente al desiderio e a una condizione di privazione di ciò che si vorrebbe possedere. Per questo, l’essere umano è destinato a una ricerca della felicità continua e insaziabile, che è fonte di perenne inquietudine e sofferenza. 
  2. Dalla consapevolezza della triste condizione dell’esistenza emerge anche una possibile via d’uscita. Secondo Schopenhauer attraverso l’arte, la morale e l’ascesi, che sciolgono l’essere umano dalla catena infinita dei bisogni, rendendolo pronto a compiere il passo decisivo: il completo annullamento della volontà. 
  3. La morale consente di oltrepassare le manifestazioni fenomeniche della volontà, rendendo l’uomo consapevole delle dolorose conseguenze a cui essa conduce. Non si limita, inoltre, a una contemplazione disinteressata e individuale di un mondo ideale, ma implica un impegno pratico a favore del prossimo. 
  4. Il nulla a cui conduce l’ascesi è un concetto negativo, in quanto non indica una realtà sostanziale, un nulla assoluto a cui il soggetto può aspirare, ma un concetto “relativo”, nel seno che si può comprendere solo in relazione a ciò che nega. Il nulla di Schopenhauer è la negazione del mondo, l’estinzione della volontà di vivere che è in noi, con le sue inevitabili sofferenze e inquietudini

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