MARX

 MARX 


“filosofi hanno finora soltanto interpretato il mondo in diversi modi; ora si tratta di trasformarlo”


Con questa celebre affermazione, incisa anche sulla sua tomba, Marx intende rivendicare che quello che conta non è tanto la sola teoria quanto l’azione, e l’azione rivoluzionaria. 


L’uomo risolve i suoi problemi non solo con la speculazione, quanto con una azione criticamente illuminata e diretta. Insomma, la teoria deve servire alla pratica. Marx ha cercato di realizzare una interpretazione del mondo e dell’uomo che sia, contemporaneamente, impegno di trasformazione e attività rivoluzionaria.


Alla base della teoria di Marx e della sua adesione al comunismo (esplicita dal 1848 col Manifesto del partito comunista, si noti che Marx usò in genere i termini di comunismo e di socialismo in modo equivalente, anche se dal 1848 in poi preferirà le espressioni comunisti e comunismo) vi è una critica radicale della società e dello Stato moderno.

Nel mondo attuale l’uomo è costretto a vivere come due vite, diviso tra gli interessi particolari e privati e quelli comuni. I tratti essenziali della civiltà moderna sono l’individualismo e l’atomismo, nel senso che il singolo è separato ed anche escluso dalla comunità. E siccome lo Stato legalizza tale situazione, riconoscendo quali diritti il liberismo economico e la proprietà privata, esso non è altro che la proiezione politica di una società strutturalmente asociale.


Marx ritiene che l’unico modo di realizzare una comunità solidale sia l’eliminazione delle disuguaglianze reali tra gli uomini, e in particolare il principio stesso di ogni disuguaglianza, cioè la proprietà privata (come già diceva Rousseau) dei mezzi di produzione.


Per Marx sarà proprio la classe priva di ogni proprietà, cioè il proletariato, che è destinata a eseguire la condanna storica della civiltà egoistica e proprietaria e a realizzare la democrazia comunista.


Marx accusa Hegel di misticismo logico, cioè di aver capovolto i rapporti con la realtà facendo del concreto una manifestazione dell’astratto.


Ne La sacra famiglia(1845), Marx fa un celebre esempio: mentre l’uomo comune e il filosofo realista pensano che esistano prima le mele, le pere, le fragole, le mandorle reali e poi il concetto di frutto, Hegel pensa che esista il concetto di frutto e poi i frutti concreti come sue manifestazioni necessarie e derivate.


Tale misticismo logico finisce per diventare anche conservatore sul piano politico perché tende a giustificare la realtà, porta cioè all'accettazione delle istituzioni vigenti, che non potrebbero essere cambiate in quanto intrinsecamente razionali e positive.


Marx riconosce ad Hegel il merito di aver elaborato una visione dialettica della realtà (intesa come una totalità storica e processuale che è costituita da elementi concatenati tra loro e mossa dalle opposizioni), però Hegel ha cercato – secondo Marx – una mediazione troppo facile con la sintesi degli opposti dimenticando che, nella realtà concreta, tra gli opposti vi è solo lotta o esclusione. 


L’economia borghese viene accusata da Marx di considerare il sistema capitalistico come il modo naturale, immutabile e razionale di produrre e distribuire la ricchezza mentre è soltanto uno dei tanti modi possibili.


 Il lavoratore, nella società capitalistica, vive in una situazione di alienazione perché la proprietà privata lo ha trasformato in uno strumento di un processo impersonale di produzione che lo rende schiavo, senza alcun riguardo ai suoi bisogni. Il proprietario della fabbrica (capitalista) utilizza il lavoro di una certa categoria di persone (salariati) per accrescere la propria ricchezza secondo una dinamica che Marx descrive in termini di sfruttamento e di logica del profitto.


La disalienazionedell’uomo dipenderà allora dal superamento della proprietà privata e dall’avvento del comunismo.

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